Questa mattina sono incappato per caso nella notizia della morte di Hans Beck, l’inventore tedesco che negli anni Settanta ideò i mitici Playmobil. Ma quanto ci abbiamo giocato da piccoli con quei rassicuranti simulacri di plastica dal sorriso minimalista e la mobilità che definire essenziale è un gran bell’eufemismo? Io ho un ricordo profondo e indelebile persino dell’odore quasi vago che sprigionava il materiale di cui son fatti quando te li mettevi in bocca. Allora non stavo certo a chiedermi se rilasciassero ftalati. Bei tempi quelli. Magari eri allegramente immerso fino al collo nei derivati della chimica industriale, eppure vivevi serenamente perché non ne sapevi nulla. Beata innocenza. Pantaloni beige a zampa di elefante e la riga nei capelli alla maniera di De André. Poi, io me lo ricordo bene, sono arrivati Seveso, gli ecologismi estremi e l’ecoterrorismo mediatico. La diossina ha cominciato a fare più paura delle BR. Così ci siamo sciroppati – volenti onolenti – l’edonismo ottuso degli anni Ottanta, che ci hanno insegnato quanto fosse fondamentale fare ginnastica, cambiarsi spesso d’abito, pettinarsi e non abitare a Cernobyl. Al salutismo puro e assoluto si è arrivati solo nei Novanta. Smettere di fumare e votarsi alla dieta mediterranea. Non male quest’ultima, ma alle mie 4 o 5 sigarette al giorno ancora non riesco a rinunciare. E adesso ci ritroviamo a fare calcoli su quanto in là potremmo spingere il limite delle nostre vite medie se consumassimo ogni giorno ettolitri di kefir del Caucaso. Ma che discorsi… Io, quasi quasi, mi succhio un Playmobil.
marcognu
Belli i Playmobil, le costruzioni della Tente (mio fratello ed io abbiamo ancora un pò di navi e qualche camion) e il fantastico Lego, che comprerei anche adesso per continuare a giocarci per ore! 🙂
Poi vabbè, per qualche mese non si poteva consumare latte, yogurt e verdura fresca, però almeno c’erano le costruzioni… e comunque la dieta mediterranea l’avevo nel sangue! 😀