Io non ho memoria. lo sanno tutti quelli che mi conoscono bene. Ho una sorta di superpotere che mi permette di liberarmi rapidissimamente – quasi in tempo reale – di qualsiasi informazione inutile al raggiungimento di un’esistenza in armonia con le cose del mondo, lontano dai conflitti, dalle contraddizioni e soprattutto dalle delusioni.
Ho conosciuto altri e altre simili a me, non sono io una rarità. Ci accumunava qualche dramma nascosto, l’abitudine precoce alla rimozione e una certa propensione all’isolamento.
l’isolamento in questo caso è una necessità positiva: serve a non lasciarsi distrarre troppo dalle beghe del mondo, dai pensieri di seconda mano, dai sogni di plastica, dai mille passatempi effimeri che ti possono impigliare le ali e trattenere troppo a lungo i piedi a terra.
Il lato doloroso della medaglia è che a volte dimentichi anche cose importanti, nomi, momenti, situazioni. Ma dimentichi in particolare chi sei davvero e finisci così col sottostimarti. Conoscete la sindrome dell’impostore, vero?
In reazione a questa cosa io faccio migliaia di fotografie che riguardo più o meno spesso.
Un’altra curiosità di chi vive questa condizione è che le cose emotivamente meno importanti le ricordo benissimo: a volte riprendo in mano codice sviluppato più di vent’anni fa e nel giro di pochi minuti mi ci muovo come se lo avessi scritto in quel momento. Oppure ricordo password assurde, procedure estremamente complesse, frasi esatte di collaboratori, fornitori, partner.
Non sono quelle le cose che dimentico. Sono cose meno importanti, oppure cose essenziali, dipende poi dai punti di vista.
A molti dispiace, alcuni si incazzano, ma è così e basta. Non è nemmeno un prezzo da pagare per qualcos’altro perché non ti viene granché in cambio, a parte una visione più lucida e precisa delle cose per quello che sono davvero o per quello che saranno.
Chi frequenta troppo l’iperuranio ha, in altre parole, il dono o la tara della preveggenza.
Ecco, forse serve proprio a questo saper dimenticare tutto.