Dopo avere io pure ricevuto la famigerata lettera da parte della DAD di Amburgo, riporto integralmente l’articolo di Punto Informatico che mette in guardia sulle conseguenze che può avere l’adesione – sia pure inconsapevole – a questo servizio. Di cui chiunque può fare tranquillamente a meno, aggiungo io, specie se si pensa che ha il costo assolutamente ingiustificabile di 958,00 EURO!
Roma – Da alcuni giorni in molti stanno segnalando a Punto Informatico il ritorno del già noto “Registro italiano in Internet”, denominazione sotto la quale la società tedesca DAD di Amburgo trasmette lettere cartacee agli italiani da diversi anni. Nella lettera, assai diversa rispetto a quelle che circolavano in passato e che avevano attirato l’attenzione di consumatori e Garante del mercato, la società editoriale propone alle aziende contattate di aggiornare i dati inseriti nel suo registro ma anche di pubblicare una inserzione che – avverte – “è soggetta a spese”.
Per farlo, nella lettera inserisce un modulo come quello riprodotto qui sotto, in cui sono evidenziati i dati già in possesso di DAD e già inseriti nel suo registro. Subito sotto il modulo c’è la clausola Ordine, sotto la quale si trova l’indicazione dell’importo richiesto da DAD per l’inserimento dei dati modificati in quella che definisce inserzione, un importo di 958 euro. Una somma che DAD fatturerà a tutti coloro che invieranno l’ordine ogni anno per tre anni.
La lettera fa anche esplicito riferimento al sito dedicato nel quale DAD parla di “registrazione di base gratuita”. Una novità sostanziale rispetto al passato e che nelle intenzioni dei promotori di questa iniziativa commerciale di direct mailing dovrebbe garantire che nessuno si impegni a pubblicare una inserzione da 958 euro l’anno senza sapere quello che sta facendo.
Alcuni utenti hanno segnalato che sul sito non è invece disponibile alcun riferimento al Codice sulla privacy italiano, sebbene in alcune pagine si faccia riferimento alla legislazione tedesca in materia di privacy. Nelle condizioni riportate sulla lettera cartacea, peraltro, si sostiene come il tutto ricada sotto l’ordinamento tedesco.