Qualche giorno fa abbiamo pranzato tutti insieme in uno Steak&Shake qui vicino.
Siamo sul lago di Garda, una delle mete italiane preferite dai turisti mitteleuropei, specie da quelli che si muovono in famiglia con camper, roulotte o tende di ogni dimensione e fattura.
Inutile ricordare che qui l’economia è molto florida soprattutto grazie a loro, lo sanno tutti, è così da decenni. Lo sanno bene anche gli affaristi di altre parti d’Italia che qui hanno investito molti proventi delle loro attività diversamente lecite, comprandosi locali e alberghi un po’ dappertutto.
Spesso però ho la sensazione che ad una certa parte dei turisti – soprattutto a quelli che scendono da Germania e Austria – piaccia follemente l’Italia ma amino un po’ meno follemente gli italiani.
Non che si possa dar loro tutto questo torto: luoghi comuni a parte, provate ad immaginare come possano vedere il nostro sgangherato Paese quando ci guardano con i loro occhi abituati a quel rigore morale e a quel senso civico che in Europa sono così mal distribuiti.
Insomma, stavamo mangiando il nostro panozzo ipertrofico tenendo d’occhio i bambini nell’area giochi e non potevamo fare a meno di ammirare un grande muro che due bambinetti biondissimi avevano edificato con degli enormi mattoncini colorati. Ampio, solido e simmetrico. Con tanto di porta centrale, finestrelle e un accenno di tetto.
Ebbene, i genitori li chiamano e loro corrono al tavolo per il meritatissimo rancio quando si bloccano a metà strada, si scambiano una sola parola e uno dei due torna indietro a distruggere il manufatto, radendolo letteralmente al suolo.
La cosa mi ha fatto sorridere: non so perché ma l’ho associata ai racconti di quando i tedeschi facevano saltare i ponti mentre fuggivano dall’Italia ormai caduta nelle mani alleate.
È proprio vero che certe malizie sono solo negli occhi di chi guarda.