Stavo leggendo un articolo di Fabrizio Dragosei comparso oggi sull’edizione online del Corriere della Sera. Mi ha catturato il sottotitolo, che trovo semplicemente agghiacciante: Il giornale anti-Putin «mette la testa a posto». L’articolo di Dragosei riassume brevemente quanto accaduto pochi giorni fa in Sardegna, dove il nostro prossimo Presidente del Consiglio ha intrattenuto l’illustre e potente amico.
Si leggono frasi dal tono inequivocabile: “Non sarà chiuso, ma metterà la testa a posto il giornale che venerdì scorso in Sardegna ha suscitato le ire di Putin”, “Notizie smentite categoricamente, che hanno portato Silvio Berlusconi, […] a puntare le mani atteggiate a mitraglietta alla giornalista”, “La reazione di Putin ha spinto l’editore di Moskovskij Korrespondent, a sospendere subito le pubblicazioni e a licenziare il direttore”.
Con imbarazzante evidenza da questa storia trapela tutto il clima di terrore e di omertà che vige in un paese radicalmente antidemocratico. Le ragioni profonde di Putin potrebbero anche essere buone, non lo escludo: riportare stabilità e benessere nel Paese anziché lasciarlo dilaniare degli interessi particolari dell’ex intelligencija comunista è senz’altro un obbiettivo nobile, ma i mezzi con cui l’ex dirigente del KGB sta cercando di perseguirlo sono quanto meno allarmanti.
L’articolo di Dragosei si chiude in maniera emblematica: […] la stragrande maggioranza dei russi non ha ancora sentito nemmeno parlare dell’intera vicenda. Le tv l’hanno taciuta completamente. Come hanno sorvolato sulla domanda di Natalya, sulla risposta di Putin e sulla mitraglietta di Berlusconi.
Beh, parliamone noi, allora. Noi che abbiamo ancora gli strumenti materiali ed intellettuali per farlo. Del resto, si tratta solo di gossip, e il gossip piace tanto a noi italiani. O no?
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